Intervista a Donata Graziani
Intervista realizzata il giorno 8 maggio 2018 presso i Servizi Educativi del Comune di Bagno a Ripoli.
Donata Graziani, insegnante di scuola “materna” nell’allora Circolo Unico di Bagno a Ripoli
- Trascrizione:
donata graziani che sei stata insegnante nel allora circolo didattico di bagno a ripoli e quindi hai conosciuto anche tu barcello 39 ci puoi raccontare qualcosa auto ricordo delle sensazioni io marcello 39 l’ho conosciuto nel 1976 quando venne a fare una supplenza alla scuola elementare mi ricordo che ero alla cappellina e c’era un insegnante che aveva preso molti giorni per salute apprendeva questi giorni in maniera sporadica in maniera separata marcello quando io arrivai che io credevo fosse il custode perché si presentò con una donna nella azzurra mi disse a me che avevo 19 anni mi raccomando che questo tempo che poi erano un mese che sarà in questa classe sia un tempo importante per questi bambini perché hanno cambiato tantissime insegnanti e ho chiesto all’insegnante di prendere un mese continuativo guarda quello che puoi fare chiaramente da neofita presa dall’entusiasmo e non mi ricordo neanche su quale argomento ma facevo un giornalino fatto di interviste ei ragazzi si impegnarono un sacco macello dell’inter 9 fu quello che all’epoca mi ciclo stilò tutto il giornalino per dare ragazzi questo è stato il mio primo approccio a bagno a ripoli dove poi sono tornata come insegnante di ruolo della scuola dell’infanzia avevo vinto il concorso il primo settembre 77 egli è stato il vero incontro in pratica con marcello che però si ricordava perfettamente perché per marcello tu forse una di 19 anni o che tu fossi l’insegnante con un’esperienza pluriennale non era quello che per lui contava come già in questa avventura sconsigliata dal provveditorato a venire qui perché quando scelsi bagno a ripoli vi dissero che non avrei finito l’università per te maria di quali si lavorava troppo con un gruppo di persone quasi sconosciute perché eravamo tantissime in quell’anno che entriamo con il concorso per cui eravamo molte persone nuove e insieme continua molte esperienze cominciai a capannuccia dove c’era un gruppo di 64 bambini di tre anni una cosa che oggi direi folle e forse che direi anche marcello che oggi che non sarei d’accordo su una cosa del genere che non è che io sto sempre stato d’accordo con marcello nelle singole scelte naturalmente è lì è cominciata questa esperienza e per me è durata per 27 anni nella scuola dell’infanzia sempre a bagno a ripoli stata sempre dalla parte di grassina da quella parte l’api mera capannuccia poi sono andata a grassina prima la scuola delineano poi l’altra scuola e ho finito lì la mia esperienza scolastica perché poi sono andata a fare altro perché sono andata a lavorare a un centro diurno per minori in difficoltà e adesso lavoro in una struttura dove ci sono le famiglie le famiglie più disagiate che hanno bambini con problemi di salute al meyer però io non ho sentito discontinuità in questo lavoro perché nell’approccio che marcello ci ha passato che tu sia scuola che tu sia ragazzini adolescenti disagiati e tu sia con famiglie che hanno una fragilità alle spalle oltre alla fragilità sanitaria dei bambini non c’è poi tanta differenza senti giornata prima di iniziare l’intervista parlavamo insieme di un clima un momento un modo del dello stare insieme insegnanti e genitori che anche la particolare cosa cosa che ha lasciato cosa ha dato quella esperienza l’esperienza di quel clima ha dato un po forse l’impostazione della mia vita nel senso non non lo dico in maniera nostalgica ma forse un pochino sì cioè era un periodo storico comunque era diverso dove anche tutta l’esperienza scolastica si inseriva in un quadro sociale generale che era ben diverso dice veltroni nel suo libro la bella politica che affacciati alla finestra respiravi la politica è anche il fare scuola era fare politica nel senso vero il più ampio del termine lo stare con i genitori era qualcosa di fondamentale di importante ci sentivamo tutti insieme a costruire ognuno nei suoi ruoli perché io nella mia esperienza non credo poi a parte lui uno può aver fatto ma non credo di aver fatto una confusione di ruoli io continuavo a essere insegnate loro continuavano s genitori ma non con una scala di valori diversa con dei compiti diversi che però miravano allo stesso obiettivo e si riusciva avere lo stesso obiettivo era questo importante che portavamo avanti su strade diverse questa era un po l’esperienza per cui questo voleva dire che si facevano le assemblee dopocena perché i genitori lavoravano e non potevano venire di giorno e le feste che si cercava di mettere in conto nei colloqui individuali negli orari più strani perché i genitori potessero partecipare questo comunque si faceva perché avevamo un riscontro perché sicuramente se non fossero intervenuti questo forse avremmo smesso anche noi invece non era nella discussione avevamo i bambini con handicap da sempre ma non perché secondo me bagno a ripoli sia stato qualcosa che ha precorso i tempi sull’handicap in quanto tale perché con impostazione di marcello secondo me tutti avevano diritto alla scuola quindi non era inserimento degli indie kt era il segmento del bambino comunque fosse per cui poteva essere bambino con handicap poteva essere bambino con disagio economico poteva essere tutto quello che è la storia di un bambino il bambino veniva preso a 360 gradi tra l’altro non avevamo separazioni anche interne gerarchiche per cui noi insegnanti di scuola dell’infanzia all’epoca per legge facevamo anche il servizio sui pulmini ma che cos’è il servizio se fulmine è stato andare a svegliare e a casa perché avevano dei genitori alcolizzati e non venivano a scuola perché non venivano svegliati perché i genitori alcolizzati io mi ricordo di essere andata a svegliarli oggi queste cose sembrano qualcosa e sarebbe assurdo volerle rifare oggi però questo dice il tipo di clima che vivevamo in quel momento poi c’era anche tutti gli aspetti specifici di bagno a ripoli dove l’assistente che era assistente di nome ma non di fatto perché tu che svolgevamo le stesse mansioni come gruppo di lavoro non c’è dire mi spetta non mi spetta nel momento in cui che il bambino lo accoglie a 360 gradi il rapporto corporeo legato anche ai bisogni fisici del bambino era un aspetto fondamentale non si discuteva se bambini se l’insegnante doveva far dormire oppure no il bambino da un lato perché si riconosceva un bisogno fisiologico del bambino di quell’età di avere un momento di riposo dall’alto e l’ho sempre rivendicato con un momento fondamentale di rapporto perché lo sly arn accanto a loro per addormentarli con quelle mani e mentre vano da tutte le parti a volte uscivo che sembravo da una violenza per alcuni bambini ma era un modo di rapportarsi che voleva dire tanto non era qualcosa dalla testa in su che è veramente ridicolo pensarlo per un bambino in età della scuola dell’infanzia un aspetto particolare di cui noi abbiamo sentito parlare era il la realtà professionale che si viveva all’interno dei gruppi degli insegnanti o e’quipe come si chiamavano allora e e delle esperienze anche l’attenzione le esperienze fatte sul campo della formazione continua degli insegnanti allora tanto tempo alle dell’equipe di insegnanti e io al largo io parlo di tutta l’equipe che lavorava in un plesso perché un concetto fondamentale che bisognerebbe avere il coraggio di riprendere era quello di comunità educante non lavoravamo solo come insegnanti le progettazioni il lavoro lo portavamo avanti insieme agli autisti dei pulmini ai custodi che svolgevano un ruolo fondamentale nella giornata scolastica anche lì senza e confusione di ruoli ma con un intreccio con partecipazione che era fondamentale è che ti creava anche delle opportunità nell’agire quotidiano che non avresti potuto avere se ognuno si limitava a fare il suo pezzettino cioè quanti bambini che avevano problemi di inserimento all’inizio della scuola dell’infanzia sono riusciti a inserirsi tranquillamente perché l’autista del pulmino è riuscito a far da ponte fra la situazione familiare la situazione scolastica questi erano interventi educativi e non li discutevamo insieme in quelli che all’epoca si chiamavano consigli di plesso perché l’intersezione nella scuola dell’infanzia per legge non c’era però noi la facevamo perché con marcello facevamo il consiglio di plesso dove partecipavano anche questo figure sicuramente per certi aspetti sì per certi aspetti no all’inter poi per quanto riguarda invece più precisamente quella che è stata la formazione degli insegnanti è stata qualcosa che io ci ho 61 anni ma io me la sento ancora viva come quel momento cioè io sentivo parlare di persone dei corsi d’aggiornamento si deve andare al corso d’aggiornamento io non vedevo l’ora e questi corsi d’aggiornamento seppur specifici erano comunque sempre inseriti in quella che era la caratteristica marcello aveva dato cioè l’approccio sistemico a tutte anche le singole parzialità per cui un bambino è una persona innanzitutto quindi con degli aspetti cognitivi e motivi con una storia con un vissuto legata alla sua condizione sociale e perfino se si faceva l’aggiornamento sulla matematica venivano fuori questi aspetti quindi questo approccio globale di assunzione del bambino di chiunque di fronte a 360 gradi non è che ti impediva di riuscire a trovare anche quegli strumenti che potevano essere specifici ma erano sempre collocati all’interno di un discorso più ampio non parliamo della valutazione è chiaramente ancora di più cioè nessuno si è mai sognato di fare una valutazione con una scheda certamente che la scheda poteva essere uno strumento all’interno di tanti altri nessuno strumento demonizzato era demonizzato della misura in cui veniva utilizzato in maniera assoluta e non inserito in un discorso globale questo era l’aspetto fondamentale io dico che quando sono andata via dalla scuola ho fatto un master di tre anni per cause loro professionista le analisi transazionale dico mica vendono imparato niente perché direi una sciocchezza ma dico che ho sistemato teoricamente quello che io in qualche modo ho sempre fatto nella scuola non solo per intuizione personale ma per gli stimoli che la formazione in questo posto mi ha sempre dato per cui si educazione affettiva cioè a volte mi rendo conto che bisogna stare attenti perché si sembra snob però nel momento in cui è venuta fuori in questi ultimi anni come cosa importante e fondamentale ci credo ma non è sembrata una novità perché in questa scuola non potevi fare scuola se non ci avevi un educazione affettiva e questo io ripeto non rimaneva nella scuola rimaneva dentro di te e io questo me lo sono portato nelle situazioni successive che non erano scolastiche proprio perché era un tipo di formazione che non è un appiccicaticcio era qualcosa che ti cambia va come persona o ti arricchiva come persona se non ti cambiava dandoti degli strumenti che io mi rendo conto di essere fortunata nei confronti di tante altre persone perché questi strumenti a me mi sono stati dati e oggi forse non vengono neanche più i dati allora nell’esperienza che poi tutti hanno passato nella scuola materna elementare come si chiamavano allora c’era un nodo centrale cruciale importantissimo che era l’idea che non si seguivano i programmi dati da altri ma il si costruiva all’interno del del grosso gruppo degli insegnanti ecco questo aspetto in relazione anche all’eventuale apporto di persone esterni esperti esterni aveva intanto voglio dire che la nostra progettazione era volta alla costruzione di un progetto era una scuola che aveva un progetto all’interno del quale ci potevano essere varie specifici specificità varie specializzazioni però non era la scuola dei progetti come tante volte è diventata dopo facendo faticare anche gli insegnanti che dicevano riesca a portare avanti il programma la scuola era un progetto all’interno del quale anche progetti innovativi venivano inseriti quello che riguarda i progetti innovativi è stato fondamentale l’apporto degli esperti apporto degli esperti che intanto in maniera massiccia lavoravano sulla formazione degli insegnanti per cui per la ritmica ma io parlo perfino da un punto di vista e dell’apporto dello psicologo cioè io ricordo di avere avuto lo psicologo e veniva le nostre programmazioni mi ricordo che mi prende in giro perché io tante volte quando gli parlavo di un bambino delle sue difficoltà quante volte mi trovavo animarlo diceva quando vado via farei verso anche a me perché questo aiutava alla comprensione per esempio lo psicologo non è mai venuto all’epoca in classe ha lavorato con noi altri esperti invece per alcune anche chiamiamo le discipline re capirci specifiche è anche capitato che siano venute in classe intanto sempre accanto agli insegnanti e come persone che ci aiutavano a fare meglio alcune cose così veniva presentato a bambini per cui aiutava bambini aiutava a noi dopo di che però questo serviva perché l’insegnante acquisisse una professionalità ancora maggiore e forse capace determinati contenuti e anche determinate modalità di intervento di applicarli in prima persona per cui ruolo dell’esperto io non l’ho mai negato come ruolo fondamentale anche perché la persona che viene dall’esterno credo che abbia sempre un grosso valore perché se un difetto noi di bagno a ripoli in qualche modo abbiamo avuto era che ci si sentiva un po nell’isola felice e quindi qualche modo s’andava diritto quindi la persona dall’esterno in qualche modo ci diceva oh ma non è tutto così cerca anche di fare i conti con quella che è la realtà un po più la quindi o comunque ci portava delle cose diverse condivisibile o meno rispetto a quella che era la nostra prassi quotidiana però era fondamentale il non delegare all’esperto certi aspetti non è mai stato così sono stati fondamentali hanno portato avanti e delle cose che magari no in quel momento eravamo in grado di portare avanti in autonomia ma sempre nell’ottica di una crescita di professionalità da parte nostra dove magari a quel punto loro erano all’esterno noi li portavamo avanti ci facevano da supervisione e in qualche modo era un confronto continuo tra quello che ci avevano passato come noi l’avevamo applicato e come bambini l’avevano vista magari l’esperto poteva servire anche per verificare in che modo i bambini lo avevano recepito in qualche caso però sempre con la mediazione nostra anche perché insomma l’apprendimento senza rapporto affettivo per cui specialmente nei bambini più piccoli quindi è ovvio che ci dovesse essere la figura dell’insegnante che faceva da ponte se non altro da ponte affettivo fra la persona esterna che era interessante per la sua novità ma non poteva essere incisiva specialmente per quei bambini con difficoltà perché sono loro che dovevano essere il punto di riferimento non certo il bambino che starebbe andare avanti comunque da sé senza la presenza degli insegnanti che si viva la migrazione donata grazie mille per questa per questa chiacchiera server rinverdito delle cose che importanti grazie a voi anche perché ripensando a tutto questo serve oggettivare delle cose che per me fanno parte della mia identità e forse non sarei capace di far nemmeno bene piazza