Intervista alla maestra Maria Teresa Gori
Intervista alla maestra Maria Teresa Gori. Attività svolta all’interno del corso di Storia dell’educazione, prof. Gianfranco Bandini. Università degli Studi di Firenze.
- Intervista di: Carmela Russo
- Regione: Toscana
- Anno inizio insegnamento: 1970
- Trascrizione:
salve siamo piccola ministra maria teresa gori che si è offerta disponibile per rispondere ad alcune nostre domande per quanto riguarda solo la sua esperienza in ambito scolastico innanzitutto volevo sapere quali sono state le motivazioni che l’hanno portata a fare questo mestiere se è stato un suo desiderio poter fare l’insegnante oppure una scelta casuale è stata diciamo una scelta casuale nel senso che quando mi apprestavo a stage e della scuola superiore avrei preferito fare ragioneria perché sentivo forte in matematica poi no alla famiglia mia utilizzato lo verso le magistrali pensante con la donna negli anni 70 fosse meglio come tipo tipologia di lavoro che si presentava anche di fronte ad una famiglia ne sono però approvata poi molto bene e diciamo anche la scelta si è rivelata anche opportuna e quali sono state di studi che ha intrapreso per diventare insegnante ho fatto il rifiuto magistrale poi ho fatto anche gli anni di magistero indirizzo materie letterarie con indirizzo storico anche se non sono arrivata la laurea perché è rimasta la tesi da sostenere la tesi perché nel frattempo mi sono preparata per il concorso magistrale la famiglia una cosa e l’altra come sono contratte del lavoro e lei è rimasta un po in disparte ecco per quanto riguarda i concorsi come il concorso prevedeva una parte una parte scritta un testo scritto una una preparazione con corse pesci o un corso di quattro mesi su tematiche afferenti diciamo la metodologia alla didattica la psicologia la pedagogia e con una piccola relazione finale una piccola tesi finale più la preparazione per l’orale e arriva diciamo contenuti di vario genere diciamo dalla normativa quella che è la psicologia la pedagogia e gli autori diciamo più significativi in campo pedagogico e per quanto riguarda il sempre l’istituto magistrale le conoscenze che acquisito durante le scuole magistrali sono state poi adeguate per lavorare in classe allora le conoscenze sono state come cultura di base come cultura di base la quale fa da supporto ad ogni momento diciamo che la dell’attività didattica ma sicuramente non è stata una scuola che ha preparato alla didattica all’insegnamento ha dato una cultura cultura e spendibile non solo nella small della vita facevate filo cina magistrati corso molto breve che prevedeva una volta alla settimana di a di andare ad assistere ad una lezione a sua volta turno fare noi una lezione bene e quando era in pratica quali saperi conoscenze faceva riferimento allora vi sarebbe sarebbe molto complessa spiegare quello che facevo riferimento allora io intanto ho sempre sostenuto e diciamo anche nella mia pratica quotidiana e professionale lo studio degli autori dello studio diciamo dei teorici nelle varie discipline sui quali ho sempre approfondito ho avuto dei testi dei personaggi figure degli autori importanti come altieri biagi la vita la fede nero se è vero che però spesso anche perché poi io mi sono indirizzata ho sempre fatto una scuola inizialmente quando ho cominciato alla scuola ero insegnante di tutte le discipline poi nel percorso che lui c’era l’insegnante unico insegnante unico cominciato come insegnante unico però poi piano piano già dall 85 cominciarono la struttura modulo dove le insegnanti avevano una suddivisione disciplinare a quel punto mi sono profondità certe discipline ho sempre ritenuto opportuno conoscere bene la teoria perché la teoria ti permetteva di avere con un quadro epistemologico della disciplina che in ogni momento e in ogni di vari anni quando si è presentata questa situazione ho sempre cercato di leggere tra le righe e dentro alla normativa per trovare qualche cosa che mi poteva essere di stimolo a migliorare quella la mia professione e quando insegnava quali erano i criteri di valutazione sono cambiati nel tempo allora criterio di valutazione sono cambiati vale a dire inizialmente quando ho iniziato c’era sicuramente il voto numerico poi siamo passati al giudizio ottimo buono distinto per ritornare negli ultimi anni alla valutazione numerica allora il discorso della valutazione è molto complessa io ho sempre dato con una valutazione sia sui quaderni che sulla poi nella scheda per personale però ho ottenuto lo stesso criterio se era in vigore il giudizio ottimo distinto buono la stessa cosa utilizzavo sul quaderno io non ho mai dato valutazione tipo bene bravo buono perché fondamentalmente non danno lo specchio di che cosa è buono di che cosa è bravo non solo alla valutazione la facevo sempre precedere da quello che era l’abilità sottesa all’attività che stavo svolgendo perseguitare costruire individuare decodificare sviluppare riconoscere ecco sempre facendo riferimento a quella che era il concetto cognitivo o l’azione cognitiva che avevo richiesto al bambino in quella data con quella data mattina e non solo ci tenevo e ciò sempre tenuto a spiegare quella qual era il significato sotteso alla valutazione sia ai genitori che ai bambini i quali di volta in volta potevano vedere il quaderno palermo gli aspetti sui quali avevano da migliorare e quali altre invece potevano considerare acquisiti o superate e secondo lei è cambiato il rapporto tra i genitori la scuola nel corso del tempo è cambiato allora è cambiato soprattutto la modalità a educativa dei genitori allora non per dire che i genitori oggi siano peggiori o migliori di prima sta di fatto che negli ultimi anni ho registrato un rapporto un modo di essere più accondiscendenti il genitore più accondiscendente nei confronti del bambino ciò che racconta il bambino quando arriva a casa e preso come pura verità quando ho sempre cercato di sottolineare dei genitori che quello che i bambini raccontano è sicuramente una verità resta da vedere quanto è la loro verità per quanto è la verità oggettiva ecco del bambino dice la maestra poteva essere avviato pure che in quel momento non vi è riuscito a fare il compito e non è riuscito non è stato attento non ha capito ecco vediamo politica allora sempre cercato di far capire quali sono le strategie anche psicologiche che adottano i bambini sia per avvicinare i genitori sia per essere prese in considerazione e poi di fronte ad un problema di illustrarlo direttamente all insegnante prima di chiacchierare fuori nei corridoi o fuori del portone esprimendo dei giudizi in merito all insegnante quando all’inizio dell’anno sempre fatto un’assemblea con i genitori spiegando quali erano gli obiettivi che devo raggiungere all’interno dell’anno attraverso questi obiettivi per raggiungere questi obiettivi avrei utilizzato delle esperienze degli eventi avrei utilizzato delle uscite avrei utilizzato delle strategie che in qualche modo a cercavano di attirare l’interesse dei bambini ma al tempo stesso veicolare concetti strutture e contenute intera disciplina non c’erano dei tempi prestabiliti per raggiungere i risultati ma risultati erano sempre quelli da individuare per il termine dell’anno non c’era più dicendo questo mi riferisco soprattutto a una classe prima dove i genitori hanno grandi attese del bambino che impara a leggere a scrivere entro i 2 3 mesi io ho sempre cercato di mettere avanti le mani dicendo che il raggiungimento della lettura e della scrittura era un traguardo per me per la fine dell’anno perché nel frattempo io non volevo fare solamente un attività che fosse di contenuti di immagazzinamento ma di comprensione di ciò che si faceva e del perché si faceva prima data cosa seguendo per la sua struttura un’altra cosa quali riforme nel corso del suo insegnamento ha condiviso quali secondo lei magari sono state più valide quale non allora di fondo o prima di condividere o meno una riforma ho sempre cercato di capire cosa c’era di buono di e tratterà in forma e quanto di quella riforma io potevo farmi carico professionalmente che anche come diciamo vende ecco io dico che una grossa svolta che c’è stata in questi anni sono state è stata la riforma dell 85 i programmi dell 85 i quali prevedevano tutta una struttura di scuola diversa dei programmi dove si parlava di obiettivi obiettivi didattici obiettivi specifici obiettivi educativi che ci mise veramente in gioco perché ci troviamo di fronte ad una terminologia sulla quale ancora non eravamo molto a pezzi sì che aveva fatto degli studi che aveva approfondito che aveva letto diciamo di dei saggi legate a questo ci si trovò subito dentro però aveva bisogno anche di sperimentarlo perché era diametralmente opposto il concetto l’insegnante diventava il regista non tanto diventava colui che diciamo inculcava qualcosa al bambino ma diventava registrati di una costruzione e quello che fu interessante è certo campo sulle spalle fu anche pesante e che facemmo per cinque anni 40 ore all’anno di aggiornamento sulle singole discipline indubbiamente pesante però fu molto costruttivo perché in molti casi e riuscimmo a fare un aggiornamento con persone preparate con persone che erano veramente ha dentro la disciplina e se una colta del di input ha dato veramente cosa che oggi nelle riforme anche l’ultima riforma io non ho colto ecco ciò che addebito fondamentalmente ad una istituzione statale e ad un ministero è che non pretenda l’aggiornamento dei dipendenti i dipendenti è giusto che si aggiornano è eticamente parlando perché la scuola è un divenire perché i bambini ricevono hanno stili educativi che variano un po nel tempo a seconda delle generazioni si che l’insegnante è doveroso che abbia dell’informazione a carattere diciamo sociale più che informazioni diciamo abbia accolto quelle che sono le sfumature educative informazioni a carattere pedagogo conoscenze a carattere pedagogico a carattere psicologico a carattere didattico carattere tecnologico e non è pensabile che una giovane insegnante sia già diciamo tra virgolette addestrata tutto questo per cui a me sembrerebbe doveroso è obbligatorio che venissero ci siamo organizzati corsi di formazione o diciamo di infor io direi proprio di formazione nove persone che hanno alle loro spalle con esperienza che hanno delle competenze possono intanto veicolare aspetti in modo da solleticare la creatività l’intelligenza lo spirito organizzativo diciamo dell’insegnante ti ricorda il primo giorno di scuola da insegnante che emozione ha trovato me sembrava di essere tra virgolette una persona anche importante no perché mi sentivo non tanto importante quanto importante nel senso che avevo delle responsabilità quanto educatrice bionda gruppo di bambini e poi c’è tutta diciamo l’emozione dell’incontro dell’essere colta di entrare il rapporto con loro di creare una forma tra virgolette di stima perché per quanto i bambini siano piccoli sono già dei bambini in grado di esprimere un giudizio critico critico nel senso di valutare se una persona con la quale posso entrare nell’azione se una persona tale se una persona che sicuramente farà qualcosa per me per cui si e quali emozioni invece approvato il giorno conclusivo del suo percorso e l’insegnamento è grande ma mentalmente dispiacere dopo quarant’anni diciamo di un’esperienza non tutte le polveri comunque 40 anni della scuola in effetti tu senti che è giusto a un certo punto anche in chiudere una parentesi la parentesi che è stata ricchissima in parte mia io ho sempre amato molto il lavoro e ritengo di aver fatto anche un bellissimo lavoro perché non ho mai fatto la stessa cosa no no non mi sono mai ripresentata in classe con le stesse attività con le stesse diciamo sfondi integratori che potevano essere di per suscitare maggiore interesse ai bambini con fatto tutti i progetti possibili me ne sono inventate o progettato costruito e il mio ha mantenuto molto viva non c’era cosa che non mi interessasse scoprire conoscere ma il fatto stesso anche di andare a vedere una mostra di andare a vedere un museo di andare in giro per il mondo ritenevo che fosse un contributo che dopo avrei potuto spendere nella scuola per cui è stato un mestiere un po a tutto tondo e delle moto nella e quale è stato lo scoglio più grande incontrato nella sua carriera anche se un po mi dispiace dirlo diciamo lo scoglio più grande quando non sono riuscita a far capire che quello che io proponevo non tanto va bene quanto più alle colleghe quanto io facevo e ero disposto a insegnarlo agli altri che avevo questa disponibilità a condividere con altri queste cose ho riscontrato che c’era un po di titubanza perché mi hanno considerato sempre una stakanovista una che inventava un po di tutto e avevo un po paura ad essere un po troppo coinvolte aver paura di lavorare troppo è questo il quale messaggio con le indicazioni e suggerimenti vorrebbe dare ai futuri insegnanti allora prima di tutto essere molto curiosi essere curiosi vuol dire guardare sempre tutto leggere sempre tutto con occhi di trovare qualcosa che potrei insegnare la mia bambina e vorrei essere curiosi non fermarsi alle apparenze ma approfondire sapere veramente cosa si può raggiungere avere un quadro completo della disciplina un quadro completo vuol dire conoscere l’epistemologia della disciplina i concetti che ci sono alla base di questo è adesso un buon progettatore lei ha realizzato anche delle di testo sì ho realizzato anche del testo che in qualche modo specialmente questo del primo ciclo poi c’è il secondo ciclo e addirittura anche per la scuola dell’infanzia in qualche modo anche se non a pieno riflettono la modalità didattica che in qualche modo ho presentato o presentavo della scuola è vero che una didattica un po specifica come organizzata a livello trasversale tra le varie discipline organizzata su degli obiettivi e delle azioni cognitive piuttosto che su dei contenuti sempre non è facile da impostare il libro però in parte lo rispettano anche perché poi la casa editrice ti mette dei paletti di dice questo può sembrare troppo difficile sono libri che parla in mano a una pluralità di insegnanti che la pensano in modo che la pensa non altro per cui c’è sempre qualcosa di un pochino annacquato rispetto a quella diciamo il percorso reale